“With a Little help from my friends” – the Beatles.
“Aiutati che Dio ti aiuta” – la mia prozia Ninì.
A chi devono chiedere aiuto i musicisti in Italia? Una bella domanda la cui risposta probabilmente sarà quella sbagliata, come diceva Corrado Guzzanti. Gli aiuti del Governo per i lavoratori dello spettacolo ci sono. Non sono molti e come per tutti sono i 600 euro dell’INPS.
Per avere accesso agli aiuti ai lavoratori dello spettacolo, il musicista, doveva avere trenta giornate di contributi versati durante l’anno 2019 e un reddito al di sotto dei 25.000 euro. E’ una richiesta normale e minima: se il tuo lavoro è quello del musicista e fai meno di 2,5 serate al mese allora c’è qualcosa che non quadra, a meno che non hai un cachet di 1000 euro a serata.
Una parte della colpa di questa situazione è del musicista stesso, che preferisce farsi pagare in nero per evitare di versare ritenute d’acconto e i 18 euro e 50 centesimi all’Inps. L’altra parte della colpa è del gestore del locale che, a fine serata, ti comunica di non aver aperto la siae e quindi non ti fa generare fattura. L’ultima parte è del Governo, non solo dell’ultimo ma di tutti quelli che si sono succeduti dalle prime ore di vita della nostra Repubblica.
La musica, più che lo spettacolo, è stata sempre vista come un secondo lavoro o anche romanticamente solo come passione. Sul sito dell’INPS non c’è nemmeno una sezione dedicata ai musicisti/dj, ma siamo inseriti in un calderone insieme a tutti gli operatori dello spettacolo e anche sportivi. Sul sito INPS siamo catalogati come “Aziende” e dichiariamo mensilmente i contributi versati ai nostri “Dipendenti”, che non abbiamo, semplicemente perché non siamo un’azienda con dipendenti. Questo non per essere pignoli, ma per fare capire quanto è leggero il peso della nostra categoria in Italia che non si merita nemmeno una sezione dedicata sul sito della previdenza sociale.
In Irlanda i musicisti non pagano tasse fino a 50.000 euro se rientrano in una categoria creativa: quindi non le cover band ma chi suona e produce dischi di musica originale. Il materiale viene selezionato da una commissione che si assicura del lavoro del musicista. La misura del governo irlandese tiene conto del fatto che tutte le band sono in tour con una strumentazione pari al valore di quella di uno studio dentistico per poi guadagnare pochissimo. Certo essere musicista è una scelta che ha i suoi pro e i suoi contro e sono anche fatti tuoi. E’ anche, però, una bellissima scelta quella di proteggere una categoria che aiuta a farti tornare il sorriso dopo una giornata pesante, che ti fa ballare o che ti aiuta nella socializzazione o durante la solitudine.
I musicisti, dj e lavoratori dello spettacolo dovranno essere aiutati soprattutto nel “dopo Corona Virus” e bisognerà riscrivere l’inquadramento di tutti lavoratori coinvolti nello spettacolo.
In questo momento di emergenza mondiale, però, quali sono gli aiuti riservati ai musicisti in Italia?
INPS. Abbiamo già detto che i lavoratori dello spettacolo potevano fare richiesta dei 600 euro a fronte di 30 giornate contributive durante l’anno 2019 e un reddito minore di 25.000 euro.
SIAE. La società di collecting ha creato un Fondo di Solidarietà di emergenza per acquistare pacchi alimentari da distribuire agli associati in condizioni di indigenza e/o invalidità e/o in precarie condizioni di salute che ne faranno richiesta.
NUOVO IMAIE. E’ stato istituito un fondo di emergenza sociale a cui possono accedere tutti gli iscritti che hanno perso date da febbraio fino al prossimo 30 giugno.
SOUNDREEF. Ha programmato di aiutare chi nel 2019 non ha superato i 10.000 euro di compensi con un anticipo delle royalties future.
Le misure sono poche ma proporzionate al peso “ufficiale” i musicisti nel nostro paese. Mi chiedo per quanto ancora vogliamo essere invisibili. Posso permettermi di scrivere in questo modo perché la musica è la mia vita da più di vent’anni e in tutti questo tempo ho trovato poche sponde tra i miei colleghi.
Siamo dei cani sciolti e forse ci va bene esserlo. Io preferirei che fossimo dei pirati buoni. Tanti pirati tutti insieme su un galeone che è sempre in movimento. Sempre in esplorazione però visibili e riconoscibili. Per una volta vorrei essere un numero. Vorrei dire che sono il numero 150456 della ciurma dei pirati musicisti e vorrei chiedere di farci essere dei musicisti con tutta la dignità e l’incertezza che questo nome ha dentro di sé. Con tutte le scelte sbagliate che facciamo e con tutti gli errori della vita del rock n roll, ma anche con tutte le emozioni che vi regaliamo. Perché, fino a prova contraria, il più grande dei nostri problemi è che di musica ne comprate veramente poca.